“All’inizio di ogni anno, poco prima che arrivi la primavera, mi chiedo che cosa potrei fare per rendere la mia vita un po’ più eccitante e movimentata. Un viaggio, una crociera, la conquista di una vetta… Mi immagino schiavo del jogging, impegnato in diete dagli effetti mirabolanti. Poi mi guardo dentro e capisco che ho soltanto voglia e bisogno di suonare davanti a un pubblico, che tutto quello che mi manca è la parte divertente del mio lavoro. Per me i Cure, e la musica in generale, non sono mai stati un business da coltivare avidamente: quando non compaio sui giornali per anni, non mi sento messo da parte, non ho attacchi di panico. I momenti di maggiore successo dei Cure sono stati quelli in cui ho sofferto di più. Ricordo certe apparizioni tv da incubo, in mezzo a spot e sketch inguardabili”.